2860 Simona Grossi Rassegna Stampa
29 luglio, 2021

Simona Grossi (Greenthesis Group), la green economy è il futuro solo se si investe sulla formazione

È necessario lavorare sodo per migliorare e rendere più efficiente la gestione dei rifiuti: ciò non solo porterebbe all’apertura di nuove posizioni lavorative, ma farebbe anche aumentare la competitività del Paese. Poi, si dovrebbe agire a livello istituzionale mettendo in piedi una grande azione di snellimento, con poche e chiare regole che consentano un efficientamento dei processi”. A parlare è la dottoressa Simona Grossi, Vicepresidente Esecutivo di Greenthesis S.p.A., Gruppo leader nel panorama nazionale ed estero nel settore del trattamento, recupero, smaltimento e valorizzazione, anche energetica, dei rifiuti, oltre che nel settore delle bonifiche ambientali.

Dottoressa Grossi, recentemente come Greenthesis Group avete presentato il volume “Tutto Ruota. A scuola di economia circolare”, all’interno del quale si segnala che da oggi al 2023 ogni 5 nuovi posti di lavoro creati in Italia uno sarà nelle aziende ecosostenibili. Cosa significa questo?

“Questo dato rappresenta la previsione occupazionale legata allo sviluppo dell’Economia Circolare nel Paese. Attenzione, però, si tratta di posti di lavoro che si creeranno e che, dunque, ancora non esistono, ma potranno generarsi man mano, appunto, che l’economia si trasformerà e diventerà circolare. Ho voluto precisare questo aspetto perché ci sono alcune evidenti lacune che vanno colmate affinché questa previsione possa trovare una realizzazione concreta come, ad esempio, l’assenza di percorsi formativi che portino ad avere delle competenze specialistiche, la perdurante presenza di una legislazione ancora stratificata e poco omogenea, l’eccesso di burocrazia, la difficoltà di accesso al credito per le aziende”.

Sta dicendo che in Italia non abbiamo ancora raggiunto una piena consapevolezza dell’importanza della green economy?

“Intendo dire che quando si parla di Green Economy bisogna sottintendere anche il sostegno alle sfide climatiche, ecologiche e sociali, sostegno che deve arrivare dallo stimolo e dallo sviluppo costante della circolarità nell’economia nazionale. Dunque, il rilancio dell’economia in ottica circolare e il ripensamento dell’intera società in tal senso vanno ad essere presupposti fondamentali affinché si avveri questo favorevole dato occupazionale. Solo a quel punto potranno essere creati dei posti di lavoro “aggiuntivi” nei settori proficuamente impattati, tramite rifabbricazione, riuso, riciclo, terziariarizzazione, bio-economia, dall’avvento dell’Economia Circolare e, mi creda, sono tanti. Importantissimo, infine, sarà l’orientamento degli investimenti e dei fondi strutturali e di sviluppo, che sempre di più dovranno dirigersi a favore di questa nuova progettualità circolare”.

[...]

Intervista completa su labparlamento.it