Factfulness: l’importanza di un’alfabetizzazione scientifica
Per sviluppare una consapevolezza critica che ci spinga a concretare e a prendere sul serio nella quotidianità gli obiettivi europei dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, è necessario che ciascuno di noi metta in atto una piccola, ma grande, rivoluzione del pensiero. La complessità della situazione contemporanea non può, infatti, essere incasellata da inattuali e semplicistici schemi mentali manichei, quindi, binari, ma deve trovare la sua chiave di lettura in un pensiero analitico e complesso che si basi sulla capacità di saper dare il giusto valore ai dati.
In questo blog è già stata affrontata la teoria del nudge che è – anch’essa – un approccio alternativo per inquadrare dei problemi concreti trovando soluzioni che sfruttano una leva diversa da quella monetaria o che afferisce alla sfera della coercizione, ma è bene affrontare anche un’altra teoria che rovescia i nostri binari del pensiero, ossia quella del factfulness. Questa parola è anche il titolo di un volume del geniale divulgatore svedese Hans Rosling, nel quale l’autore si assume la responsabilità, in un’epoca di passioni tristi e di pessimismo cosmico, di fare dei dati (fact) il puntello felice di una visione non più distruttiva ma costruttiva del mondo, in cui possiamo tornare a fare pace con il futuro. Partendo da una semplice domanda, ossia come mai siamo soliti prestare maggiore attenzione alle notizie negative che ci fanno credere che tutto stia lentamente, ma inesorabilmente, andando malissimo, Rosling, ci mostra tramite i fatti, i dati, i numeri, che le cose non stanno andando così male e che, anzi, sono anche in costante miglioramento. Per riuscire a vederlo, però, dobbiamo imparare a saperli interpretare questi dati, mettendoli in prospettiva ed essendo pronti a stupirci se ci danno delle risposte diverse da quelle per le quali li abbiamo scomodati.
Molto spesso, infatti, capita di essere vittime del nostro stesso pensiero. Lo sa bene Bobby Duffy, Professor of Public Policy e direttore del Policy Institute presso il King’s College di Londra, oltre che ex direttore generale dell’Ipsos MORI Social Research Institute e direttore globale dell’Ipsos Social Research Institute, insomma un uomo che di statistiche e dati se ne intende! Proprio per questo ha scritto un testo intitolato I rischi della percezione, nel quale mostra come di frequente, proprio per ignoranza dei dati reali, dai quali cerchiamo di sfuggire, relegandoli al ruolo di numeri per noi inaccessibili o incomprensibili, le persone abbiano una percezione errata su (quasi!) ogni cosa su cui vengono interpellati. Ecco che allora la così detta data theraphy di Rosling può venirci in aiuto per sfuggire a questi rischi. Ognuno di noi, chi più chi meno, è portato a perdere di vista i dati per seguire il racconto che più si confà al nostro pregresso pensiero, al nostro pre-giudizio.
Con la factfulness, invece, “diventiamo amici” dei fatti e anzi possiamo usare la loro forza a nostro favore, per capire il mondo e non lasciarci accecare dalla rabbia, dalla tristezza e dalle estreme semplificazioni. Non a caso Rosling con il figlio e la nuora ha dato vita alla Fondazione Gapminder che non solo è una miniera di dati, ma promuove anche lo sviluppo globale sostenibile e, conseguentemente, il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio.
E se cambiare modo di approcciarci ai dati è utile, come abbiamo visto, in vari aspetti della vita, diventa davvero necessario nel momento in cui vogliamo modificare la nostra narrazione per declinarla all’insegna dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale (e non). Anche perché comprendere i dati è indispensabile nello smascheramento dei due principali errori che commettiamo quando leggiamo una statistica: da un lato il catastrofismo e dall’altro il pensiero binario.
Il catastrofismo è l’errore più comune con il quale siamo portati a sovrastimare la portata dei fenomeni (essendo i numeri ancora nostri nemici) e a guardare alle statistiche con occhio iper-drammatico: la povertà e la fame aumentano, l'istruzione va a picco e la mortalità infantile peggiora costantemente. Eppure, grafici alla mano, grazie al ragionamento basato sui numeri vediamo che non è affatto così! Rosling, non nega l’esistenza di gravi problematiche mondiali, vere e proprie sfide per l’umanità, prima tra tutte proprio la situazione ambientale e climatica, ma si mette in un’altra posizione, quella per cui analizzando l’andamento in prospettiva, si stanno comunque affrontando e migliorando questi problemi, per poter progettare un futuro credibile e migliore.
Il pensiero binario, d’altro canto, non è meno rischioso. Dividere il mondo in categorie di opposti inconciliabili come: ricchi contro poveri, occidentali contro resto del mondo, paesi in via di sviluppo contro paesi ricchi, non è più una logica rispecchiante la realtà. Oggi siamo dinnanzi a un mondo ben più complesso di così. Analizzarlo sotto quest’ottica significa banalizzarlo. Significa scegliere volontariamente di non prendere in considerazione una fetta ingente di “fatti”.
Factfulness allora significa anche palestra del pensiero, cioè un modo per allenarsi a verificare una fonte prima di citare un dato. E significa anche affacciarsi coscienziosamente al pensiero critico, imparando a essere intellettualmente onesti, perché se non siamo in grado di capire dietro a quel numero quale significato si cela, forse è meglio evitare di menzionarlo, anche se magari tentati da uno dei due fortissimi impulsi precedentemente presentati.
Anche di tutto questo si parla in A scuola di economia circolare, il corso per docenti promosso da Greenthesis Group. Sì, anche di questo, perché l’economia circolare è essa stessa una modalità di uscita da una logica binaria che è l’economia lineare, in cui l’unico destino già scritto delle risorse è diventare rifiuti. Perciò curare la propria alfabetizzazione scientifica e nutrire una mentalità che fa della factfulness una propria alleata rende capaci le persone di attuare un cambiamento positivo. Questo deve essere obiettivo educativo per la classe docente che chiamata a insegnare ai ragazzi di oggi, ha un ruolo fondamentale nel ribaltamento del modo di ragionare e di pensare la realtà degli adulti di domani.