Parola d'ordine per la ripresa? Ambiente!
Greenthesis non si ferma! Continua ad andare avanti nella formazione con il corso “A scuola di economia circolare” aperto su tutto il territorio nazionale e disponibile sul portale miur S.O.F.I.A., certificato da La Fabbrica, ente formatore accreditato miur. Il corso, che consta di cinque moduli, aventi come obiettivo quello di far diventare i docenti degli esperti di economia circolare, affronta delle tematiche che mai come ora sono di stringente attualità. Proprio nel secondo modulo, ad esempio, si analizzano più da vicino i famosi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile approvati dall’onu e adottati come riferimento verso un futuro green.
Se si guarda, in questi giorni, alle proposte che arrivano dalle imprese e dalle organizzazioni che si occupano di green economy in Italia (Green Italia e Legambiente per fare due esempi) si può constatare come la parola d’ordine da cui ripartire in questa Fase 2 sia proprio questa: ambiente.
Sul sito di GreenItalia si legge: “In piena crisi sanitaria, senza delle vere certezze per il domani, il Paese ha bisogno di una guida che lo indirizzi verso la ripartenza economica e sociale. C’è una sola strada da percorrere, quella del Green Deal: una strategia di sviluppo dell’Italia che sia allo stesso tempo sostenibile, giusta ed equa; ma soprattutto che sia capace di guardare avanti, cercando risposte diverse da quelle date nel recente passato. Se tutti noi vogliamo il ritorno alla normalità, dobbiamo capire che la normalità attesa, quella che dobbiamo costruire per il futuro, non potrà essere uguale a quella che avevamo. Semplicemente perché quella normalità era il problema. Innovazione e giustizia sono le parole chiave” [1]. E sul sito di Legambiente: “Il nostro Paese ha un drammatico bisogno di rilanciare gli investimenti dopo anni di stop, il declino italiano viene da lontano e si è accentuato negli ultimi dieci anni con una riduzione del 37% nella spesa pubblica. Ma nel rilanciare gli investimenti non va tutto bene, non tutte le strade sono utili o percorribili. […] Legambiente ha individuato 33 proposte per fare dell’uscita da questa crisi una opportunità per rilanciare il Paese affrontando alcuni problemi e nodi oggi ineludibili, perché non solo bloccano l’economia ma sono anche una delle ragioni dei problemi sociali e dei ritardi ambientali delle nostre città e del sistema produttivo. La cornice che tiene assieme gli interventi che proponiamo sta proprio nell’obiettivo di tenere assieme oggi innovazione (di cui il nostro Paese ha straordinario bisogno) e riduzione delle disuguaglianze, come oggi solo gli investimenti green consentono” [2].
Perché abbiamo citato gli incipit di questi due “manifesti”? Perché, come Greenthesis, sposiamo a pieno questa visione che mette al centro ambiente, tecnologia e innovazione. Anzi, siamo stati pionieri nel dare spazio a queste questioni al punto di progettare, lungi dal poter immaginare la situazione in cui purtroppo ci troviamo adesso, un corso che consentisse di formare i docenti e, a catena, le nuove generazioni di studenti, sui temi dell’ecologia e della circolarità. Perché in essi risiede il nostro futuro.
Pensare che si possa uscire da questa crisi tornando a vecchi modelli e dimenticando i passi avanti fatti sinora sarebbe un errore madornale che non possiamo permetterci. Proprio ora più che mai bisogna focalizzare la propria attenzione su una ripartenza che metta al primo posto i criteri stabiliti dal Green Deal: l’attuazione dell’Agenda ONU 2030, infatti, richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e della cultura.
Inoltre, lo sviluppo sostenibile richiede una transizione energetica assai ambiziosa che, e non potrebbe essere altrimenti, passa anche da una gestione più integrata e oculata delle risorse, a partire dai rifiuti che sono la nostra materia da più di trent’anni. L’aumento della popolazione e la rapida urbanizzazione hanno un costo elevato in termine di produzione di rifiuti e soltanto sposando l’innovazione tecnologica in chiave ecologica si possono raggiungere gli obiettivi prefissati. Per fortuna la tecnologia oggi offre strumenti e soluzioni come, ad esempio, il waste-to-energy o energy-by-waste, ossia il processo di generazione di energia sotto forma di elettricità e/o calore a partire dal trattamento primario dei rifiuti o dal trattamento dei rifiuti come fonte di combustibile: una forma di recupero energetico dal potenziale enorme.
Anche l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) si è espressa al riguardo, all’indomani dell’inizio della Fase 2, con il suo ultimo rapporto intitolato “Politiche per fronteggiare la crisi da Covid-19 e realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” [3]. Da questa indagine si evince come l’effetto della crisi si sia riversato sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile e si cerca di trovare delle proposte concrete per dare l’avvio a una ripresa che sia in linea con il Green Deal. Il rapporto infatti mostra come la pandemia abbia impattato gravemente non soltanto sul capitale economico, con una conseguente riduzione della ricchezza sia attuale che prospettica, ma anche sul capitale umano e sociale, con un incremento di disoccupazione, sottoccupazione e una difficoltà sostanziale per il Terzo Settore. Ma, a fianco a queste cattive notizie, delinea anche una roadmap per la ricostruzione auspicando, come si legge su un interessante articolo de Il Sole 24 Ore, “la semplificazione delle procedure amministrative per consentire un’attivazione rapida degli investimenti pubblici, anche in vista di un utilizzo tempestivo dei futuri fondi europei; il ripensamento del ruolo dello Stato, a integrazione e supporto dell’azione del settore privato, per la salvaguardia dei beni comuni e la promozione di comportamenti economici orientati al benessere di tutti. Ciò comporta l’accelerazione della transizione all’economia circolare, una maggiore protezione della salute e dei diritti dei lavoratori, l’estensione alle medie imprese dell’obbligo di rendicontazione dell’impatto sociale e ambientale della loro attività, l’introduzione di finanziamenti con garanzia pubblica per lo sviluppo sostenibile. Ma il pacchetto delle azioni da mettere in campo comprende anche l’accelerazione della transizione digitale come driver per lo sviluppo sostenibile, da affiancare a misure per la conciliazione tra vita e lavoro (con particolare attenzione alla condizione femminile, che in questa situazione rischia di essere sacrificata) attraverso il welfare aziendale e lo smart working, con effetti positivi sulla mobilità e vantaggi per il clima e la qualità dell’aria” [4].
Siamo in prima linea in questa battaglia e ci auguriamo che non venga lasciata cadere la questione ambientale in questo terremoto causato dalla pandemia. Anzi. Ribadiamo con forza che è necessario e prioritario cogliere l’occasione della ripartenza per volgere la rotta verso un modello di sviluppo più sostenibile, avendo come stella polare l’Agenda 2030. Solo percorrendo questa rotta si può pensare di giungere a una soluzione in grado di rafforzare il sistema socioeconomico affinché il Paese sia meno vulnerabile nel futuro.
[2] https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2020/05/Non-sprechiamo-la-Fase2.pdf
[3] https://asvis.it/public/asvis2/files/News/COVID-19Agenda_2030-2maggio_GliMaLp-EG.pdf