La prima edizione di Onlife - il futuro visto da vicino -
A Milano si è svolta da poco la prima edizione di una manifestazione dedicata alla società digitale: "Onlife: il futuro visto da vicino". L’evento gratuito ha come focus la nuova era della tecnologia e l'impatto che ha e avrà sempre più nelle nostre vite. Le due date, il 4 e il 5 ottobre, si sono svolte in due luoghi diversi: il venerdì pomeriggio al Politecnico, poi tutta la giornata di sabato al Teatro Parenti.
La discussione sulla società digitale non è qualcosa di nuovo, perché la distinzione fra mondo digitale e mondo fisico è ormai evanescente. Non c’è più un “online” e “offline” ma solo una vita iper connessa. Da qui nasce appunto “Onlife” per riflettere su tutto che ne consegue nel bene come nel male.
È il professore Luciano Floridi, ordinario di filosofia ed etica dell'informazione all'Università di Oxford dove dirige il Digital Ethics Lab, a coniare già nel 2013 il neologismo “Onlife” per rappresentare la nuova condizione umana nell’era del digitale: nel The Onlife Manifesto scriveva già sei anni fa che “la diffusione delle tecnologie […] influisce radicalmente sulla condizione umana” e “scuote i quadri di riferimento stabiliti: la confusione nel distinguere tra realtà e virtualità; quella tra uomo, macchina e natura; il passaggio dalla scarsità di informazioni all'abbondanza di informazioni (...)”[1].
Per Floridi[2], cadendo la barriera fra reale e virtuale, c’è solo una “onlife”, in cui si svolge “la nostra esistenza, che è ibrida come l’habitat delle mangrovie”. Il nuovo porta infinite possibilità ma inevitabilmente crea incertezze e nasconde qualche insidia. La prima, e la più importante, è la sfida dell’adattamento: l’uomo sembra più propenso ad adattarsi alla tecnologia piuttosto che il contrario. E questo si collega inevitabilmente alla questione dell’autonomia nelle decisioni: i mezzi di comunicazione, i social media, non sono mai stati così massivi come oggi, mossi da un’intelligenza artificiale programmata per migliorarsi, e questo rischia di minare costantemente l’autonomia individuale.
Sono illuminanti le parole del professore Floridi: “Siamo impreparati, ma ci stiamo preparando, perché spesso inventiamo tecnologie straordinarie davanti alle quali non siamo all’altezza”.
E l’evento di “Onlife” risponde all’esigenza di riflettere e prepararsi. È un’iniziativa di Repubblica ma non solo, anche del network Lena, acronimo di Leading European Newspaper Alliance: Die Welt (Germania), El País (Spagna), Gazeta Wyborcza (Polonia), Le Figaro (Francia), Le Soir (Belgio), Tages-Anzeiger e Tribune de Genève (Svizzera), oltre alla stessa Repubblica. Il network Lena rappresenta sette milioni di lettori su carta e 49 milioni di utenti unici online.
Non è una questione solo italiana, non è quindi un tema che si possa trattare guardandolo dalla prospettiva di un solo Paese. È la prima volta che Lena patrocina un evento del genere, in cui i suoi giornalisti sono stati chiamati a moderare gli incontri, e gli ospiti sono arrivati da tutto il mondo.
I temi trattati sono stati molteplici, dalla mobilità alla privacy, e poi il cambiamento climatico, la politica, la robotica, l’intelligenza artificiale e molto altro. Il tentativo è stato quello di tracciare dei confini o per meglio dire una mappa per esplorare in sicurezza una realtà che stiamo scoprendo ora. E che mette a disposizione una possibilità di scelta mai così ampia come oggi: la sfida che ci attende è trasformare questa potenzialità in una maggiore capacità per l’uomo, cosa che ancora non sempre avviene.
Numerosi gli ospiti internazionali e poi molti esperti dell’innovazione italiani[3]. Venerdì l’apertura dell’evento è stata di Leonard Kleinrock, della University of California Los Angeles (Ucla), che 50 anni fa “accese” Internet inviando il primo pacchetto di dati. È intervenuta anche, Daniela Rus, esperta di robotica e a capo del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory del Massachusetts Institute of Technology (Mit).
Sabato 5, al Teatro Parenti, tra i venticinque i protagonisti ci sono stati Frans Timmermans, neo vice-presidente della Commissione Europea e Garri Kasparov, ex campione di scacchi, attivista, esperto di intelligenza artificiale. E poi hanno partecipato: Uri Levine, cofondatore di Waze, Shoshana Zuboff, della Harvard Business School, autrice di un saggio sul potere dei colossi del Web (intitolato Il capitalismo della sorveglianza che la Luiss University Press pubblicherà il 10 ottobre); Lucy Hawking, giornalista e scrittrice, figlia del cosmologo inglese Stephen Hawking, Kira Radinsky, direttore data science ad eBay; Peter Wadhams, oceanografo, a capo del Polar Ocean Physics Group alla University of Cambridge.
Non poteva mancare anche Luciano Floridi, colui che appunto ha coniato il termine che dà il nome all’evento. Tra i vari ospiti anche, Roberto Viola, direttore del DG Connect alla Commissione Europea; Eugenio Coccia, rettore del Gran Sasso Science Institute; Massimo Banzi, uno dei “padri” del processore open source Arduino; Roberto Cingolani, che a lungo ha guidato l’Istituto Italiano di Tecnologi; Rita Cucchiara, direttrice del Laboratorio di Intelligenza Artificiale e Sistemi Intelligenti del Consorzio interuniversitario per l'informatica; i due scrittori italiani Alessandro Baricco e Roberto Saviano; i sindaci di Milano e di Barcellona Giuseppe Sala e Ada Colau parte del Network delle città resilienti; il teologo Paolo Benanti e il filosofo Maurizio Ferraris.
Se uno dei temi più sentiti è quello degli alfabeti e analfabeti digitali per una scuola del futuro, altri esperti hanno approfondito molti temi di interesse, come innovazione, social network, monete virtuali, mobilità sostenibile.
La presenza di così tanti ospiti con esperienze così diversificate ha permesso di affrontare tutte le sfaccettature della tematica. È stata l’occasione ad esempio per il finlandese Mika Rantakokko dell’università di Oulu, di presentare la prima flagship al mondo sul 6G, rete di prossima generazione che in futuro soppianterà in 5G. Ma anche di trattare una questione di primaria importanza, cioè analisi previsione e controllo dei cittadini e dei processi elettorali da parte degli Stati, grazie alla presenza di Antoinette Rouvroy che all’Università belga di Namur si occupa appunto di questo.