2792 Simona Grossi Articoli
20 novembre, 2018

La conciliazione vita-lavoro, i nuovi termini del Decreto Dignità

Lo scorso 13 luglio è stato pubblicato il D.L. n. 87/2018, c.d. "Decreto Dignità", che ha permesso l'entrata in vigore le modifiche alla normativa del contratto a termine, della somministrazione di lavoro e dell'indennità di licenziamento contenute nel D.Lgs. n. 81/2015.

Per promuovere la contrattazione di secondo livello all'incentivazione di azioni per accrescere la conciliazione tra vita professionale e privata l’art. 25 del D.Lgs. n. 80/2015 e il D.M. 12/09/2017 hanno previsto uno sgravio contributivo per gli imprenditori che programmano misure di worklife balance per i propri dipendenti. Per questo motivo entro il 15 settembre 2018 i datori di lavoro privati che intendono richiedere lo sgravio contributivo devono inoltrare la specifica domanda telematica all’INPS.

Per quanto riguarda i benefici dei dipendenti, stiamo parlando di tre macro-insiemi di riferimento, che potremmo suddividere nella genitorialità, nell'organizzazione lavorativa e nel welfare aziendale. La prima può comprendere un'estensione temporale del congedo di paternità, con previsione della relativa indennità, un'estensione del congedo parentale, in termini temporali o di integrazione della relativa indennità, una previsione di nidi d'infanzia, asili nido o spazi ludico-ricreativi aziendali o interaziendali, percorsi formativi (e-learning/coaching) per favorire il rientro dal congedo di maternità, e, in ultimo, la previsione di buoni per l'acquisto di servizi di baby-sitting.

Per quanto riguarda l'organizzazione lavorativa si predispone l'istituzione di un lavoro agile, una maggiore flessibilità oraria in entrata e uscita, l'introduzione del part-time e della banca ore, così come l'eventualità di una cessione solidale dei permessi con integrazione da parte dell'impresa dei permessi ceduti.

Parlando di welfare aziendale, invece, entriamo nella sfera delle convenzioni per l'erogazione di servizi time saving, di quelle con strutture per servizi di cura, e di buoni per l'acquisto dei suddetti servizi[1].

Un ottimo esempio lo fornisce Technogym di Cesena, dove 750 lavoratori (suddivisi in 300 operai e 450 impiegati) hanno potuto beneficiare di un integrativo aziendale veramente all'avanguardia. Roberto Ferrari, segretario della Uilm sul territorio di riferimento, ha infatti spiegato che "il premio di risultato concordato è variabile, ma le cifre sono significative: fino a 4.200 euro all’anno per gli operai, fino 3.800 per gli impiegati". E' inoltre stato raggiunto un incremento del premio di produzione del 30% rispetto all’ultimo contratto scaduto 16 mesi fa, oltre ad altri miglioramenti sul welfare aziendale. "Sono previsti per esempio orari flessibili per i dipendenti con figli fino a 13 anni e linee di produzione dedicate per i lavoratori con disabilità o ancora un’integrazione di un ulteriore 10% sull’assegno di maternità facoltativa" ha infatti aggiunto lo stesso Ferrari. La direzione dell'azienda, fondata nel 1983 da Nerio Alessandri, ha manifestato soddisfazione "che le rappresentanze sindacali abbiano colto la validità e la concretezza della nostra proposta che è volta a premiare l’impegno e la passione dei nostri collaboratori, fondamentali per il raggiungimento dei risultati"[2].

E' un ulteriore passo in avanti, quindi, nei confronti di tutte quelle persone, uomini o donne, che si trovano nella posizione di dover lavorare occupandosi allo stesso tempo di un nucleo familiare.

Forse c'è stata un'evoluzione dal punto di vista etico, o molto più semplicemente le nuove regole del mercato del lavoro hanno costretto gli imprenditori a riformulare l'impego dei dipendenti, adattando il loro orario e le loro mansioni a una flessibilità più marcata, fatto sta che sono convinta sia questa la direzione da intraprendere per far sì che il welfare aziendale possa finalmente concedere alle persone quella tranquillità e sicurezza che permetterebbe loro di conciliare al meglio la vita privata. E' un'ovvietà rilevare, infatti, come un dipendente sereno e soddisfatto del proprio lavoro sia in grado di avere performances migliori e, quindi, contribuire alla crescita di tutta l'azienda.

Ad esempio, parlando dell'estensione del congedo parentale che si vorrebbe prolungare fino alle 38 settimane, si è recentemente espresso Giuliano Bonoli, professore all'Istituto di Alti Studi per l'Amministrazione Pubblica a Losanna, affermando che “la proposta risponde chiaramente ad un bisogno reale della popolazione: le attuali 14 settimane di assicurazione maternità sono insufficienti; la maggior parte dei genitori ritiene sicuramente che a solo 4 mesi un bambino è ancora troppo piccolo per essere lasciato al nido”. Riferendosi all'impatto economico di tale manovra aggiunge poi che “la Germania è l’ultimo paese che ha introdotto un congedo parentale esteso, di 52 settimane, ovvero un anno. Ebbene non mi sembra che l’economia abbia sofferto... Certo il congedo parentale ha un costo, ma anche benefici sull’economia. Forse non in modo diretto, ma in quanto contributo alla realizzazione di condizioni quadro favorevoli alla conciliazione fra lavoro e vita familiare[3].

Simona Grossi