L'uguaglianza di genere è ancora un miraggio
Nonostante si stiano facendo numerosi passi in avanti sul tema dell'azzeramento del gap socioeconomico, l'uguaglianza di genere rimane ancora un miraggio nella sua applicazione pratica, e così il 25 settembre scorso è stato presentato al Senato della Repubblica il Ddl che prevede la nascita di una Commissione ad hoc sui diritti delle donne.
Il quadro attuale vede la persistenza di una forte disparità tra lo stipendio delle donne e quello degli uomini, un gap che, secondo il World Economic Forum (Wef), al ritmo attuale finirà per essere colmato soltanto tra 217 anni, come riferito durante il Global Gender Gap Report 2017. L'Italia è in forte peggioramento, ed è recentemente crollata all'82° posto dei 144 Paesi esaminati dopo che nel solo 2015 ricopriva la 41° posizione.
Sono diversi i settori analizzati, dall'educazione alla salute passando per il lavoro, per l'aspettativa di vita e per la scalata al potere in politica. Gli indizi portano chiaramente a una recessione nazionale sul tema del divario di genere tra uomini e donni in merito alle opportunità, allo status e alle attitudini. In particolar modo, se andiamo a focalizzarci sul fronte del lavoro e delle retribuzioni, scopriamo che è proprio in questo ambito che il solco diventa più profondo. Il report evidenzia come ci sia "una percezione molto bassa della parità salariale per un lavoro simile tra i sessi", facendo scivolare il nostro Paese al 126° posto sui 144 disponibili.
Dall'analisi del Wef si scopre quindi che la percentuale di lavoro quotidiano non pagato sfiora il 61,5% per le donne in confronto alla soglia del 22,9% raggiunta dall'altro genere[1].
Sono invece quattro su dieci le giovani donne italiane tra i 25 e i 29 anni che risultano essere inattive, cioè prive di studio e di lavoro, mentre tra gli uomini la percentuale scende al 28%, e tutto ciò ci annovera tra i dislivelli maggiori dell'area OCSE[2].
Anche sui temi salute e sopravvivenza, in appena un anno si è passati dal 77° posto all'attuale 123°. Così come ricopriamo il 90° posto in partecipazione alla forza lavoro, e addirittura il 103° per salario percepito. Anche sull'istruzione il divario è impressionante, evidenziando un rapido declino dalla 27° alla 60° posizione e una percentuale maschile in netta superiorità sia per quanto riguarda la partecipazione scolastica che l'accesso al mondo del web.
A peggiorare i dati nazionali ci pensano quelli mondiali, in quanto come spiegato dallo stesso Wef " per la prima volta" da quando esiste questo Report "il divario di genere globale si è ampliato", un dato questo in controtendenza con quello del progresso che è in lento aumento in tutto l'ultimo decennio[3].
Tutto questo ha quindi reso necessario, come anticipavo, l'istituzione al Senato della Commissione parlamentare dei diritti della donna e dell'uguaglianza di genere. E così la Consigliera di Parità e Autorità per i diritti e le pari opportunità della Regione Molise Giuditta Lembo è stata invitata personalmente all'incontro svoltosi lo scorso 25 settembre, dichiarando come si stia formando "la Commissione che nasce da un accordo politico trasversale tra diverse parlamentari, in un momento in cui si sta da più parti denunciando che l'Italia ha la peggiore performance quanto ad azioni e politiche di pari opportunità tra uomini e donne".
"Ad essere prese in considerazione", ha poi aggiunto la Consigliera, "sono state le disparità sul lavoro, sia in termini di partecipazione sia di salari, la rappresentanza politica e la salute. La situazione italiana è peggiore anche di quella di Grecia (78°), Belize e Madagascar, e supera di poco Birmania e Indonesia".
Tra i lavoratori che non cercano occupazione spicca un 60,5% appartenente al genere femminile, mentre il lavoro giornaliero delle donne conta 60 minuti in più di media rispetto a quello maschile, con l'aggravante che il 61% del lavoro delle donne non è pagato, dato che scende al 23% se guardiamo agli uomini.
"La nascita di una Commissione permanente", precisa la Lembo, "che monitori e analizzi, proponga e solleciti il Governo, affinché si intervenga urgentemente sulle questioni quali occupazione femminile, salute della donna, rappresentanza di genere in politica, è ormai una necessità, una esigenza improcrastinabile. Una Commissione che verifichi tutti gli atti emanati dalle Camere affinché nessun provvedimento possa celare un discrimine legato all'essere uomo o donna e simile al modello europeo della Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere femminile".
La Commissione sarà così occupata nel monitorare molteplici aspetti riguardanti l'eguaglianza di genere, dalla povertà femminile al gap salariale, dai servizi all'infanzia e alla famiglia alla sottorappresentanza nei processi decisionali, dalla maternità e salute fino alla tratta degli esseri umani. Il tutto con la collaborazione della Commissione d'inchiesta sulla violenza contro le donne e il femminicidio.
Ogni anno tale Commissione riferirà alle Camere avanzando modifiche della legislazione vigente per spingerla più in direzione della normativa dell'Unione Europea e delle Convenzioni internazionali.
"Alla luce di questa importante novità invito le Consigliere regionali molisane Calenda, Matteo, Manzo, Romagnuolo, Fanelli e Scuncio, a valutare la possibilità di proporre l'istituzione anche in Molise di una Commissione consiliare sulla tutela dei diritti della donna e dell'uguaglianza di genere alla luce degli ultimi dati riguardanti il tasso di disoccupazione femminile, l'emergenza di creare occupazione oltre che giovanile anche femminile va considerata sicuramente come priorità poiché è stato dimostrato che il lavoro delle donne è una risorsa per il nostro Paese. Non più perseguire la parità, ma le pari opportunità, vale a dire l'accettazione e la valorizzazione del fatto che c'è una differenza tra l'uomo e la donna e questa differenza non è da nascondere, da cancellare, ma da valorizzare e far valere all'interno di decisioni, di scelte, perché significa ottenere maggiori e migliori risultati, soprattutto in ambito professionale" ha affermato la Consigliera della Regione Molise.
"Sono state fatte varie indagini e calcoli, a dimostrare che il fatto che le donne non lavorassero quanto gli uomini, e non fossero pagate quanto loro, comportava un danno complessivo per il prodotto interno lordo del Paese che bloccava lo sviluppo e la trasformazione di una società che doveva avere necessariamente, al suo interno, le due componenti maschile e femminile, ognuna delle quali contribuiva al raggiungimento dei risultati. Auspico la nascita di un impegno trasversale all'interno del Consiglio regionale affinché avvenga qualcosa di significativo che faccia sì che anche gli organismi posti a tutela della parità e delle pari opportunità esistenti possano avere un interlocutore all'interno del Consiglio regionale quale una Commissione consiliare con la quale confrontarsi sulle tante questioni ancora da risolvere che riguardano il mondo femminile" ha quindi concluso[4].