Donne e innovazione sociale, una sinergia chiave per le aziende
Un binomio che si è saputo integrare benissimo e che ha rappresentato per molte aziende la chiave di volta per uscire da un momento critico e da uno stallo economico è quello rappresentato dalle donne e dall'innovazione sociale.
Fortunatamente sono sempre di più le iniziative volte a favorire questo sviluppo imprenditoriale, valorizzandone quella sinergia che ne rappresenta il perno e, di conseguenza, incrementando quegli aspetti di crescita innovativa indispensabili per fare la differenza sul mercato.
Per citare una buona pratica, lo scorso marzo presso il Palazzo delle Stelline di Milano, attraverso la collaborazione con SIS Social Innovation Society, si è svolto l'evento Donne Impresa: entrare in rete e non cadere nella rete dell'esclusione digitale. Questa giornata ha coinvolto moltissime imprenditrici, e attraverso l'unità d’intenti di Confartigianato Lombardia e SIS, ha potuto ospitare un importante appuntamento didattico sulle imprese al femminile e i loro canali di inclusione, condivisione e innovazione[1].
Ad aprile, poi, Torino ha ospitato Move It Forward, un weekend di formazione sull'avviamento digitale delle donne gestito dall'acceleratore digitale femminile europeo inQube. L'iniziativa, promossa da WEP, APID e Digital Leadership Institute, è stata supportata da aziende tecnologiche innovative, organizzazioni no profit e network digitali misti, e ha avuto come obiettivo quello di permettere a donne di qualsiasi età di acquisire le competenze per competere nel mercato del lavoro come imprenditrici e leader digitali, così da promuovere e farsi portavoce di una necessaria innovazione sociale delle comunità[2].
Si spera che il frutto di questi eventi possa rappresentare una nuova onda di imprenditrici in grado di fare business rimanendo sempre attente su una crescita valoriale e etica della società, sulla scia dei numerosi esempi che, fortunatamente, già popolano i casi di cronaca e le pagine economiche del nostro Paese.
Di recente, infatti, EconomyUp.it ha raccontato molte storie di start-up made in italy ideate da donne che indicano una possibile via a un nuovo modello d’impresa e di sfida ai mercati. Sono aziende che hanno raggiunto ottimi risultati, e che si fanno portavoce di competitività, senso del dovere, accuratezza e intelligenza operativa, tutte quelle cosiddette soft skills tipiche del genere femminile.
E' l'esempio di Benedetta Bruzziches, che da Caprarola in provincia di Viterbo dirige a 28 anni un brand di borse a suo nome, il tutto dopo aver fondato un'impresa capace di dare lavoro a un intero paese che si pone come eccellenza nel campo dell'artigianato e della moda alternativa. “La mia missione è fare una piccola rivoluzione culturale che contribuisca a cambiare la sensibilità e a ricostruire attraverso la moda la nostra identità di artigiani. Io, con le mani, ho sempre realizzato tutto ciò che ho sognato e immaginato. Lo possono fare tutti” ha dichiarato in una recente intervista.
Un altro esempio è rappresentato da Selene Biffi, ventiduenne che con un fondo di partenza di 150euro ha fondato a Kabul una scuola basata sullo storytelling, generando posti di lavoro e promuovendo allo stesso tempo il patrimonio locale, tanto da vincere il premio Rolex e aggiudicarsi il finanziamento di Renzo Rosso.
Per non parlare di Erica Palmerini, vincitrice dell'Oscar della tecnologia e docente di diritto privato al Sant'Anna di Pisa, che attraverso RoboLaw si è aggiudicata il World Technology Award andando a analizzare le implicazioni giuridiche, etiche e sociali dell'informatica robotica emergente.
Continuando la lista troviamo Barbara Labate, fondatrice di un sito, Risparmio Super, che confronta i prezzi di diversi supermercati permettendo ai consumatori un notevole risparmio di tempo e denaro. “Ho fatto boom grazie alla crisi perché il risparmio è un imperativo delle famiglie italiane” ha dichiarato l'imprenditrice dopo che l'applicazione, naturalmente, ha sbancato il web store.
Anche il sud è patria dell'innovazione sociale, come dimostra Mariarita Costanza che in Puglia ha fondato Macnil, un'azienda impiegata dapprima sulle tecnologie per la localizzazione satellitare, e che ora si sta concentrando sulla telemedicina con il primo defibrillatore mobile mai realizzato in grado di essere comandato e localizzato da remoto.
C'è la Wind Business Factor che ha finanziato 500mila euro tramite la Finanziaria Laziale di Sviluppo a Mary Palomba e la sua Maison Academia, una piattaforma che consente a chi si occupa di moda di commercializzare i propri capi sul web. E' un mercato che si stima intorno ai 300miliardi di dollari, e l'imprenditrice può in questo modo puntare a promuovere il marchio italiano confermandoci come una delle eccellenze mondiali.
Il mondo della moda può sentirsi rappresentato anche da Sara Giunti, giovane stilista di Roma che ha saputo coniugare il settore con quello dell'informatica per fondare, attraverso il finanziamento di Final S.p.A, l'ED, un marchio di borse con led e attacchi USB.
Nella lista di EconomyUp.it figura anche Mara Branzanti, un autentico talento del nostro Paese, vincitrice del Google Summer of Code, un concorso per studenti sviluppatori. Grazie a questo riconoscimento la studentessa di Geomatica della Sapienza contribuisce oggi al progetto di un software destinato alla navigazione satellitare dell'europea Galileo[3].
Tutti questi casi rappresentano un chiaro segnale di come, nel contesto odierno, la chiave per il successo imprenditoriale passi in moltissimi casi attraverso il potenziale innovativo apportato dalle capacità manageriali delle donne. E visto e considerato che, purtroppo, persiste ancora una notevole disparità di welfare e stile di vita tra i generi, è facile intuire come l'Italia stia sprecando un incredibile opportunità di sviluppo economico e sociale.