L'innovazione sociale come motore per le organizzazioni
Nel nostro Paese sta prendendo fortunatamente sempre più piede l'idea di innovazione sociale come motore portante di imprese e organizzazioni.
Non mancano infatti in Italia i progetti per l’innovazione, così come l’interesse a realizzarli.
A poche settimane dal via della call Innovare in Rete, ad esempio, sono già pervenute 120 candidature, la maggior parte startup innovative e spin off universitari (praticamente il 50%), imprese (circa il 20%) e soggetti di terzo settore (il restante 30%). Questo bando prevede la selezione di progetti imprenditoriali innovativi di alto impatto sociale e ambientale, da supportare tramite finanziamenti e guidare durante le fasi di sviluppo.
Per quanto riguarda i temi dei progetti, il maggior numero di essi sono concentrati sulla qualità della vita (quasi il 16%), poi vengono quelli incentrati su creatività e cultura (circa il 12%), welfare e agrifood (entrambi intorno al 9%). Sono pervenute anche tante proposte nei settori ict, salute e smart energy.
La call per queste proposte di innovazione sociale è partita lo scorso 10 luglio da Banca Etica, Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Giacomo Brodolini ed Entopan, con il coordinamento operativo di Oltre Open Innovation Hub, il tutto con il fine di individuare proposte competitive e mature, da accompagnare verso il loro compimento mediante attività ` di consulenza di altissimo livello e finanziamenti che raggiungono addirittura i 700mila euro per ciascuna iniziativa, per un monte budget complessivo di 10 milioni di euro[1].
Un altro esempio di buona pratica ce lo fornisce la Cooperativa sociale Eureka, con sede a Castelfranco Veneto, che con una percentuale del 37% di soci lavoratori con fragilità rappresenta un ottimo connubio imprenditoriale tra adempimento di interessi della comunità e sviluppo economico. Questa azienda che opera nel settore delle lavanderie industriali ha oggi un organico di 226 dipendenti (rispetto ai 149 del 2014), 84 dei quali sono persone a grande rischio di esclusione sociale e lavorativa, a causa di disabilità, disagio psichiatrico o di problemi di dipendenza. Questa impresa è stata in grado di assicurare una crescita produttiva e occupazionale costante, essendo stata in grado di innovare i processi gestionali e qualificarsi come azienda di eccellenza nel proprio settore, organizzando la produzione attraverso la filosofia della lean production e investendo ogni anno in innovazioni tecnologiche d’avanguardia.
Questa linea guida ha rappresentato una scelta che ha consentito a Eureka di essere costantemente competitiva sul mercato, nonché di ampliare le opportunità di lavoro per chi nel territorio di Castellana era privo di occupazione.
Fedele alla sua mission, non genera soltanto posti di lavoro, ma si fa soprattutto carico della persona in situazione di svantaggio, offrendo lei un'occupazione adeguata e in grado di premiare le sue competenze e specificità. E' stata questa la mossa vincente che ha permesso alla Cooperativa di raggiungere gli obiettivi, sopravvivere e poi confermarsi sempre più come leader di settore in Veneto.
Tra le persone svantaggiate molte provengono dalla cooperativa sociale L’Incontro che da 25 anni si occupa di riabilitazione psichiatrica. Nell'arco del tempo, tra le due cooperative e le altre del Consorzio In Concerto, del quale fanno parte, si è creata una vera e propria filiera sociale, che parte dalla riabilitazione de L'Incontro e arriva fino all'assunzione in Eureka.
Dopo un iniziale periodo di stage, quindi, i dipendenti vengono inquadrati con un contratto a tempo indeterminato fino a diventare soci della cooperativa a tutti gli effetti. Le occupazioni che si trovano a svolgere all'interno del futuristico sito castellano possono essere differenti, da operatori al mangano (la macchina che asciuga e stira la biancheria piana), a quelli al guardaroba aereo, fino a diventare operatori alla cernita.
“Le disuguaglianze sociali in questo momento storico sono tali da rendere necessario un nuovo orientamento nel fare impresa. È fondamentale creare lavoro e nuova economia per i nostri territori, sia per una motivazione valoriale ma anche economica: una persona che non lavora è un costo per tutta la comunità. Le soddisfazioni di questo lavoro sono tante: la prima e la più importante nasce dalla consapevolezza di dare una possibilità di vita a persone che altrimenti sarebbero destinate all’isolamento. La seconda è essere riusciti, finora, a competere anche con aziende profit, nonostante il 37% di soci svantaggiati al nostro interno. E questo è stato fattibile grazie agli investimenti tecnologici, senz’altro, ma soprattutto grazie all’impegno e alla determinazione di tutte le persone che lavorano in Eureka, dal primo all’ultimo” ha infatti spiegato in una recente intervista Enrico Pozzobon, presidente della Cooperativa in questione[2].
Questi rappresentano due splendidi casi in cui i territori, con i loro progetti o con le loro imprese, rispondono al fabbisogno locale di sostenibilità, sia essa sociale, lavorativa o ambientale, attraverso questa nuova spinta di innovazione sociale. In un contesto in cui per le aziende è necessario rialzare la testa dopo l'ultima terribile crisi questo nuovo motore aziendale si propone come il giusto mezzo per operare mediante l'inclusione sociale e lo sguardo verso un futuro ecosostenibile.